Racconto # 0.18.11 Sabbia, ferro, un elefante e un topo.
Riusciva a stare fermo con lo sguardo fisso come un elefante terrorizzato da un topo. Era bello, fiero, e debole quanto basta per cascare dalla sedia: lui, o chi lo stava a guardare.
Il secchio gli disse: Signore, il pozzo è profondo, più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto. Lui disse: Mi basta, mi basta che sia più profondo di me.
Aveva visto dune di neve che sembravano di sabbia, tramonti sulle nuvole che sembrava il mare. Parlava poco, ma non è stato difficile trovare il rosso nel ferro, la luce nell’onice, l’elefante nelle noci di cocco, il calore del suo sguardo nel legno di quercia.
(fotografie di Luca Andrea Musso)